giovedì

Guarda indietro che ti do sostegno!



Quello che impari alla svelta nel rugby è che da solo non vai da nessuna parte. Tra i ragazzini c’è chi è dotato di velocità e forza fisica e riesce a far fuori da solo un’intera difesa, lo fa una volta, magari anche due o tre, poi però gli avversari capiscono come buttarlo giù, lui inizia a prendere un po’ di colpi e allora per forza deve imparare a girarsi e a cercare sostegno”.

Il concetto di sostegno fa brillare gli occhi a P., l’allenatore con cui sto parlando, entusiasta dello sport anche perché vi ritrova valori della sua cultura di educatore.

E’ disarmante la semplicità con cui le regole del rugby ti mettono nelle condizione di dover collaborare, non è soltanto che i tuoi compagni si arrabbiano se non passi la palla (come in altri sport), è che gli avversari ti abbattono! Il messaggio di un placcaggio non lascia dubbi: “di qua non vai più avanti”. Oltre al fatto che l'impatto si sente, eccome. La cosa interessante è che anche un placcaggio non blocca l’azione offensiva se c’è qualcuno pronto a raccogliere la palla e a ripartire.

E poi il placcaggio lo puoi evitare se passi la palla. Certo ti devi ricordare di passare la palla all’indietro, il che ti obbliga ad aver fiducia che dietro di te, primo della squadra ad avanzare (nel rispetto della regola del fuorigioco “tutti dietro la linea della palla”), e quindi spesso fuori dal tuo campo visivo, ci sia qualcuno a cui cedere l’ovale. Altrimenti calci, in avanti, ma se calci la probabilità di perdere la palla è alta. Nelle giovanili non è nemmeno concesso (sarà un caso?).

Io cerco i compagni perché so che non mi lasceranno solo a farmi placcare e a farmi rubar palla, come farò io nei loro confronti quando cercheranno di avanzare nella difesa avversaria, perché se ci aiutiamo ci potranno fermare cento volte ma noi potremo sempre ripartire. Forse il punto è proprio questo: se c’è sostegno gli stop non sono definitivi e il placcaggio è soltanto una tappa di un continuo percorso di avanzamento collettivo. Sa di epopea bellica, no? (Calcio e rugby, la guerra con la palla)D'altronde la guerra è una grande azione collettiva e organizzata, peccato che serva ad annientare qualcun altro. Nel rugby al contrario le regole, e gli allenatori-educatori che le introducono, fanno sì che lo scontro non sia violento ma controllato. Controllare la propria forza e la propria aggressività pur esercitandole (principio comune alle arti marziali), non male anche questo come spunto educativo anche perché richiede continua attenzione al corpo, tuo e degli altri. Cosa ne penserà del rugby Pennac, recente autore di Diario di un corpo?

D’altronde il rugby, nato nei college inglesi, lo spirito pedagogico se lo porta dietro da tempo e non a caso ai nostri tempi gli allenatori delle giovanili si chiamano educatori e nel regolamento per gli under 12 ogni regola è addirittura seguita dall'interpretazione educativa!

Il rinforzo allo spirito di squadra viene poi confermato da altre fasi del gioco come la mischia, l’intreccio di braccia e teste che mette le squadre alla prova del più forte e in cui si deve spingere contemporaneamente, o la difesa, quando devi chiudere tutti i corridoi agli avversari sostenendo i compagni, pena la certezza di uno sfondamento e di una meta subita.


Alla fine dell'anno un bambino grande e grosso che per molte partite riusciva a sfondare da solo e a fare meta, ha iniziato a girarsi, aveva troppi avversari addosso. A quel punto passando la palla spesso serviva un compagno che faceva meta e lui a fine partita veniva a dirmi: “Hai visto quante mete ho fatto fare!” conclude l'intervista P. A 7 anni direi che è una bella conquista.

7 commenti:

  1. Dopo una vita passata a giocare a calcio ed il primo figlio iscritto alla scuola calcio del quartiere ho finalmente conosciuto il rugby. il mio secondo (9 anni) gioca a rugby da due anni. Stiamo imparando tutti e due tantissimo.
    complimenti per il blog e per questo post meraviglioso

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  2. Grazie Federico, condividilo più che puoi!

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  3. Complimenti. Domani in campo si cercherà di applicarlo....

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  4. Bravo. educare e organizzare le relazioni di un gruppo dà senso alla vita.

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  5. E' complicato, viste le strutture scolastiche in Italia, ma stiamo e bisogna cercare di portare questo Sport e sopratutto la sua filosofia nelle scuole.... Dalle Primarie! Fulvio......un Papa' e un Animatore...

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  6. Certo Fulvio, nelle scuole e nelle società sportive, valorizzando gli esempi positivi che ci sono. Quello per esempio che ha fatto all'Aquila, una società di basket con il Pala degli Angeli, è qualcosa di magnifico. Ciao e grazie.

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