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Per allenare in regola...adatta le regole a chi hai davanti

Bambini calciatori, pallavoliste in carcere, cestisti e rugbisti italiani e stranieri, le regole dello sport sono importanti per loro, al punto che... gli allenatori gliele cuciono su misura. La tavola rotonda di sabato 23 novembre al palazzo Ducale di Genova, all'interno della Fiera Mondoinpace ha permesso ad allenatori ed educatori di vari contesti e discipline sportive di confrontarsi sul tema delle regole. Questione di rilevanza educativa e infatti il taglio pedagogico ha caratterizzato le storie e le riflessioni dei presenti, come si voleva che fosse.

Alle regole, dicevamo, bisogna arrivarci, impararle gradualmente pena l'irrigidimento o il rifiuto dei giocatori, se è il caso cambiarle. Ne consegue che le invasioni a rete dei pallavolisti detenuti non vengono fischiate a meno che non venga divelta la rete stessa, che i passi dei piccoli del mini-basket siano spesso tollerati, che la squadra di calcio del centro diurno per chi soffre di disagio psichico sia composta da otto giocatori anche se il campo è di quelli a sette, che i veterani del rugby accorcino la durata delle partite per non andare in debito di ossigeno.

Sono tutti d'accordo, i relatori, che le regole si possano e debbano adattare, anche perché concordano sul fatto che si debbano comunicare soprattutto i principi fondamentali di uno sport. Quali?

"Nel rugby il sostegno è uno dei quattro principi fondamentali (insieme ad avanzamento, pressione e continuità), capite bene quanto questo sia trasferibile come valore nelle relazioni tra le persone" dice Paolo Pezzana allenatore degli under-10 del Cus Genova. "Aggiungo che le regole si imparano sul campo, io le introduco giocando, anche una regola complessa come il fuorigioco i bambini la imparano alla svelta". Potenza dello sport, aggiungo io, che ti permette di imparare facendo, quanto abbiamo bisogno in educazione di setting pratici (e fisici) in cui insegnare!

Fabrizio De Meo, coordinatore delle attività Uisp, introduce la Policy che l'associazione ha scritto per garantire ai bambini giocatori livelli sempre buoni di attenzione da parte dei propri allenatori. "Evitare gli abusi nello sport per noi vuol dire anche evitare che si propongano esercizi mal pensati o che si sprechi il tempo per scarsa organizzazione". E si sa quanto poco ci voglia perché un allenatore abusi del proprio potere, basta che sottolinei gli errori, che inevitabilmente i bambini fanno, davanti a tutti.

La Carta etica dei valori è invece un documento prodotto da Csi e consegnato alle famiglie che iscrivono i loro figli nelle squadre legate a questa organizzazione di orientamento cattolico. "Regole e valori per noi vanno introdotte insieme e fanno la cultura della società sportiva" sostiene Luca Verardo direttore del Pala Don Bosco.

Semplice a farsi? "Che i ragazzi facciano fatica ad imparare e a rispettare le regole ci sta, è una fatica sana del loro percorso di crescita. Meno sana è la fatica che fanno i genitori ad accettare le regole" dice Paola Bianchi, consulente pedagogico di Milano che sottolinea la ritrosia dei grandi a lasciare ad arbitro ed allenatori la gestione delle partite e della squadra in cui gioca il figlio. Prendere le distanze dai propri figli in campo è un valore così come accettare le decisioni dell'arbitro. Siamo ai fondamenti dell'educazione no?

C'è poi la questione della disciplina sportiva e della cultura che questa trasmette a chi la pratica grazie alle regole che quello sport ti chiede di rispettare.
"Nel basket ci si abitua ad attaccare e difendere tutti, alternando queste due fasi in un breve arco di tempo. Inoltre non ci si può estraniare dal gioco neanche per brevi periodi perché la squadra è composta da solo 5 giocatori" afferma Tommaso Ricci di Uisp.

"La pallavolo ti espone a grandi responsabilità, ogni errore che fai di solito costa un punto alla tua squadra. Bisogna dimenticare in fretta gli errori, incoraggiare il compagno che l'ha fatto e tenere alta l'attenzione per tutta la partita, ci vuol poco altrimenti a perderla" commenta Gaia Fiorini, allenatrice e formatrice di arbitri anche nel carcere di Marassi.

"Ai nostri piccoli calciatori chiediamo sempre di rendersi disponibili per il compagno, di modo che il suo passaggio sia facile e che la squadra possa mantenere il possesso della palla" conclude Piero Di Gregorio allenatore Csi di Sport Service Family di Genova. Per lo sport dei piedi, il calcio, controllo e gestione del pallone sono infatti aspetti difficili e allo stesso tempo determinanti. Conclusioni a cui giunge (interessante) anche l'esperto di disagio psichico adulto, educatore all'interno di una squadra di calcio dell'ospedale S.Carlo di Milano. "Fare fatica insieme è il mio obiettivo educativo principale, al bando gli eccessi di delicatezza e via ad un sano confronto con i propri limiti". E se lo dice l'educatore, che poi deve gestirsi le eventuali intemperanze psichiche dei giocatori, ci crediamo.

Le regole sono splendide possibilità per condurre un gruppo a crescere, alcune ce le troviamo, altre ce le diamo. Finché le intenderemo in questo modo riusciremo a sfruttarne tutto il potenziale educativo e a usarle come occasione d'incontro...come quello del Ducale in un freddo e senza mezzi sabato mattina genovese.