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PALLAVOLO E DINTORNI: tre, non più di tre

Continuiamo l'operazione di smontaggio delle regole degli sport per capire che cosa le discipline sportive ti obbligano a fare in continuazione, quindi che cosa ti insegnano con la loro pratica. Oggi pubblichiamo la riflessione di Giancarlo Rinaldi, consulente pedagogico e pallavolista.


Cosa caratterizza la pallavolo e quali differenze dagli altri sport?
Sono diversi gli aspetti che rendono questa disciplina sportiva facilmente riconoscibile - una rete, una palla, due squadre, un rettangolo di gioco - ma ci sono alcuni tratti profondi, caratteristici, costituzionali che la rendono per certi versi unica nel suo genere sotto il profilo dell’esperienza. Uno di questi aspetti riguarda la regola dei tre tocchi.

Non più di tre
Il merito dell'invenzione della pallavolo in forma moderna, nata ufficialmente nel 1895, va riconosciuta a William Morgan istruttore di educazione fisica presso il college dell’YMCA di Holyyoke , nel Massachusetts (Stati Uniti).
Da qui "Volleyball", questo è il termine inglese con cui la pallavolo è riconosciuta in tutto il mondo,  significa "scarica", "raffica" o nel gergo tennistico "colpo al volo". Da qui appunto “palla al volo”.
Durante il gioco, infatti, la palla non può essere controllata e la sequenza dei tocchi, sotto forma di una catena di passaggi tra i componenti della squadra, non può essere interrotta, con un chiaro rapporto d'interdipendenza tra i giocatori.
L'errore non è mai perdonato ed è punito con la perdita del punto
Un’esperienza d’interdipendenza tra compagni che non può essere infinita ma è legata al vincolo dei tre tocchi, e rigorosamente non più di tre.
Il quarto tocco non è ammesso e rappresenta uno dei “falli” sanzionati con il punto per l’avversario.
Nella pallavolo insegnata nei settori giovanili, oltre alle prime acquisizioni dei fondamentali di base (il palleggio, il bagher, la schiacciata, il muro) la primissima cosa che viene curata dagli allenatori e proprio questo “scambio vincolato”.
Una modalità che non è naturale perché in prima istanza, per chi colpisce il pallone, è più istintivo e primordiale spedire il pallone dall’altra parte della rete affinchè tocchi il suolo nel campo avversario, costi che quel costi e nel più breve tempo possibile.
E’ una pratica dello stare in campo che va allenata e appresa attraverso un  costante esercizio, soprattutto nei primi anni di pratica, affinchè diventi un automatismo acquisito.
Ai tre tocchi corrispondono le tre fasi tipiche della pallavolo moderna:
-        la difesa/muro per difendersi dall’attacco avversario o la ricezione della battuta avversaria,
-        la costruzione attraverso il fondamentale del palleggio,
-        l’attacco attraverso la schiacciata.
La pallavolo dal 1895 ad oggi ha subito importanti cambiamenti: l’introduzione della schiacciata ad opera delle popolazioni filippine e quella successiva del muro per merito dei paesi dell’est.
In tempi più recenti abbiamo assistito all’eliminazione del cambio palla e l’inserimento della formula del Rally point system (come avviene nel tennis), così come l’introduzione del ruolo del “libero”, solo per citarne alcuni.
Nonostante il trascorrere del tempo solamente un elemento di base non è mai cambiato: la regole dei tre tocchi (e non più di tre).

Giancarlo, collaboratore del blog

1 commento:

  1. Articolo molto piacevole da leggere.
    Io però non ho mai giocato a pallavolo, qualcuno che passa di qui mi riesce a dare altri elementi?
    Buona lettura a tutti

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